frontalieri

E’ in vigore dal primo luglio 2023 la Legge 83/2023 che recepisce due importanti documenti: 1) l’Accordo tra Italia e Svizzera del dicembre 2020; 2) il Protocollo che modifica la Convenzione tra Italia e Svizzera, stipulata per la prima volta nel 1976, per evitare le doppie imposizioni fiscali. L’accordo effettivo scatta dal primo gennaio 2024.
Sono considerati frontalieri i lavoratori residenti in Italia a una distanza di meno di venti chilometri dalla frontiera svizzera che lavorano come dipendenti per un datore di lavoro svizzero e che rientrano quotidianamente in Italia. L’area di frontiera indicata nell’accordo coincide con le Regioni della Lombardia, del Piemonte e della Valle d’Aosta e con la provincia autonoma di Bolzano. Per la Svizzera ci si riferisce ai Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese.
I lavoratori italiani che lavoravano in Svizzera già nel dicembre 2018, saranno sottoposti alla tassazione anteriore, che si riferisce al lontano 1974. Le nuove regole riguardano solo i nuovi frontalieri per il periodo di imposta dell’anno 2024, cioè chi firma un contratto di lavoro dopo il primo luglio 2023 o per chi ha firmato dal gennaio 2019 al luglio 2023 (regime transitorio).
Vediamo quali sono le novità.
Praticamente si passa da un sistema esclusivo a uno concorrente. Per essere concreti e chiari, la richiesta delle tasse da pagare non sarà più fatta solo dalla Svizzera, ma anche dall’Italia. Ma i ‘vecchi frontalieri’ (quelli che lavoravano e lavorano in Svizzera prima della ratifica dell’accordo) continueranno a pagare le tasse in Svizzera.
Lo stipendio dei lavoratori frontalieri sarà imponibile nello Stato contraente in cui l'attività di lavoro viene svolta (la Svizzera) entro il limite dell’ottanta per cento di quanto dovuto nell’altro Paese in base alle imposte sui redditi delle persone fisiche; l’Italia, a sua volta, tassa il reddito per intero, andando tuttavia ad eliminare la doppia imposizione giuridica con detrazione per quanto già pagato in Svizzera e applicando una ulteriore esenzione di 10 mila euro.

Carlo Crapanzano