DOMODOSSOLA- 13-03-2022-- Quarant'anni di ricerche e studi, percorrendo valli e sentieri, raccogliendo testimonianze e memorie di uomini e donne di montagna, e poi il lockdown che ha permesso a Paolo Crosa Lenz finalmente di chiudere questa storia di un mondo perduto e di presentarlo al pubblico, ieri sera in Cappella Mellerio a Domodossola.
Nel suo nuovo volume, "Alpeggi delle Alpi. Alpi e alpigiani in Val d' Ossola " edito da Grossi, l'autore raccontando il passato si interroga anche sul futuro delle Alpi, come spiega lui stesso: " È la storia di un mondo perduto, perché ormai l'alpeggio tradizionale alpino, che per sette secoli ha regolato la quotidianità della gente dell'Ossola in questi percorsi annuali (il carico dell' alpe in primavera e lo scarico dell'alpe in autunno) , ha permesso alla nostra gente di compiere il proprio destino esistenziale.
Gli eventi epocali della seconda metà del Novecento, l'avvento del turismo, dell'industria, hanno portato in un breve volgere di decenni la disgregazione di questo mondo. Non è che l'alpe non ci sia più, l'alpe oggi è abbandono, ruderi nel bosco oppure villaggi estivi, residenze per gli abitanti dei paesi di fondovalle, oppure ancora moderne aziende zootecniche che integrano l'allevamento col turismo, ma l'alpeggio tradizionale è scomparso, ecco perché l'urgenza della mia generazione di raccontare queste cose, perché se no il rischio che stiamo correndo è che ne venga persa la memoria".
In dialogo con lo storico Enrico Rizzi e con l'editore Alessandro Grossi, l'autore ha ripercorso la genesi del volume davanti a un pubblico attento e interessato. Correda il volume una selezione di ottanta immagini fotografiche d'epoca che ritraggono volti e luoghi di un mondo ormai scomparso, di cui però non deve mai andare persa la memoria e se non andrà persa sarà grazie anche al grande lavoro compiuto proprio da Paolo Crosa Lenz.
Elisa Pozzoli


